Un Magnifico regalo

La mattina dell’11 novembre 1487 i fiorentini assistettero a uno spettacolo che avrebbero ricordato a lungo. Per le vie della città si snodava un corteo mai visto prima: alla sua testa sfilavano personaggi esotici con lunghe vesti e turbanti come copricapo, seguiti da una schiera di servitori che portavano tessuti preziosi e bauli riccamente decorati. Sembrava proprio il corteo dei Magi.

Dietro di loro seguiva una fila di strani animali: oltre a cavalli e leoni, suscitavano stupore capre con lunghissime orecchie penzolanti e pecore con code lunghe fino a terra. Di sicuro però l’animale più sorprendente di tutti era una creatura altissima, dall’aspetto bizzarro ma nello stesso tempo elegante e maestoso. I fiorentini non potevano credere ai loro occhi: davanti a loro una vera giraffa stava passeggiando per le vie di Firenze.

L’unica giraffa di cui si aveva conoscenza all’epoca era quella portata a Roma da Giulio Cesare nel 46 a.C. – prima in assoluto in Europa – chiamata “camelopardo”, a indicare qualcosa di somigliante a un cammello e allo stesso tempo a un leopardo (ancora oggi il nome scientifico dell’animale è Giraffa camelopardalis).

La giraffa fiorentina faceva parte dei doni mandati a Lorenzo il Magnifico dal sultano d’Egitto Qa’itbay. La cerimonia ufficiale d’accoglienza fu celebrata la settimana successiva, il 18 novembre 1487, in piazza della Signoria, in presenza dell’ambasciatore d’Egitto, della Signoria, di Lorenzo il Magnifico e di tutta la popolazione fiorentina. In quell’occasione furono presentati tutti i doni, compresa la ormai famosa giraffa, e venne stipulato un accordo commerciale tra i due paesi. Probabilmente dietro alla ricca donazione si nascondeva la richiesta di un grosso favore diplomatico: Lorenzo avrebbe dovuto intermediare per il sultano Qa’itbay presso le corti europee. Per Lorenzo, d’altra parte, si trattava un’occasione da non perdere, poiché era ben consapevole che questo curioso animale poteva aiutarlo a rinforzare la sua posizione presso il popolo come signore di Firenze, anche attraverso l’emulazione del grande Cesare. La città all’epoca era infatti ufficialmente una repubblica, anche se da anni il potere stava saldo nelle mani della famiglia dei Medici.

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Come previsto da Lorenzo, l’arrivo della giraffa a Firenze suscitò grandissimo stupore e presto la voce della presenza del fantastico animale esotico si diffuse in tutt’ Europa, tanto che Lorenzo la promise in dono alla regina di Francia.

Bartolomeo Masi, calderaio fiorentino, la descrisse così nelle sue Ricordanze: “…v’era uno animale che si chiamava giraffa, che aveva la testa sua come una vitella, […] e aveva le ganbe dinanzi alte circa di tre braccia, e quelle di drieto circa a dua, e aveva la coda sua come una vitella, el collo lungo circa di quattro braccia; e mangiava d’ogni cosa, ed era agievole quanto uno agniello.”

Anche Angelo Poliziano rimase colpito dall’animale, soprattutto dalle sue piccole corna di cui, studiando i testi antichi da buon umanista qual era, non ne aveva trovato traccia: “Tantum mirati sumus habere ipsam cornicula.”

In breve tempo la giraffa conquistò tutti. Lorenzo fece costruire due stalle, una in via della Scala e l’altra vicino a Poggio a Caiano, entrambe riscaldate per proteggere l’animale dal clima freddo e umido di Firenze. Purtroppo, nonostante le cure, la giraffa non sopravvisse a lungo. Morì pochi mesi dopo il suo arrivo in modo assai tragico. A descrivere l’episodio è di nuovo Bartolomeo Masi: “Mori el sopradetto animale in ispazio di poco tenpo, perché alzando el capo percosse in uno cardinale d’uno uscio, e di quello si mori.”

Il suo breve soggiorno fiorentino tuttavia bastò ad aumentare notevolmente il prestigio di Lorenzo e l’animale venne ricordato da tanti pittori dell’epoca nelle loro opere. Possiamo ammirarla, per esempio, nella Cappella Tornabuoni a Santa Maria Novella, capolavoro di Domenico del Ghirlandaio eseguito proprio negli anni dell’arrivo della giraffa in città. Sbirciando in alto tra le scene che raccontano la vita di Maria, nell’Adorazione dei Magi, troviamo l’animale sulla collinetta nello sfondo a destra.

Più di cinquant’ anni dopo, quando il potere dei Medici si era ormai affermato, Cosimo I incaricò Giorgio Vasari di decorare le stanze di Palazzo Vecchio, diventato residenza privata del duca. Al centro del soffitto della sala dedicata al Magnifico vediamo Lorenzo seduto in trono come un re, circondato dagli ambasciatori di tutto il mondo che gli stanno offrendo dei doni: leoni, cavalli, vasi preziosi, il cappello cardinalizio per il figlio, e, in posizione predominante, ovviamente, la famosa giraffa.

 

Laura Marrer, mediatrice culturale MUS.E