Novecento Storie | #1

Qualche settimana fa vi abbiamo parlato del progetto Novecento Storie, un percorso che porta l’Arte in numerosi centri diurni e residenze fiorentine per anziani così da renderla più accessibile per le persone non autosufficienti, affette da demenze, Alzheimer e patologie psichiatriche. Da questo percorso nascono delle Storie, quelle che i quadri e le sculture suggeriscono ai partecipanti degli incontri; storie spontanee, semplici ma ricche di suggestioni. Questa è la prima che vogliamo condividere con voi…

 

24 febbraio 2015

I colori! È tutto bello, bellissimo! C’è scritto Cavaglieri da una parte…da una parte, non Bonaparte!

Ci sono un uomo e una donna con un bastone in mano, c’è la faccia dell’uomo e della donna, giudicando la faccia si giudica anche il fisico. Sono statici, gli occhi fissi, lei guarda in là, lui davanti. Chissà icché penseranno…difficile saperlo perché son belli tutti e due. Guardano lontano da loro, c’è qualcosa che lasciano dietro. C’è una tristezza, sì, proprio tristezza.

Guardano lontano per un avvenire: come sarà… come non sarà… c’è anche una canzone, sarà quel che sarà!

La signora dietro con la croce al collo guarda avanti, ma che tristezza. Enigmatica la signora e l’altra davanti, seduta sul divano… quelle due sembrano in lutto, tutte in nero, è vero, son vestite in maniera. Sono in lutto. Qualche figliolo perso, il quadretto lassù con i due bambini, fa tenerezza, ma forse son morti loro.

L’uomo e la donna son seduti sulle poltrone. Pensano al loro avvenire un po’ triste, nei loro occhi senz’altro c’è tristezza, e tanta. Lei ha un vestito da matrimonio, col cappello e tutto; anche lui è vestito in un certo modo. Sono due sposi. Allegri un li vedo perché non sanno come sarà l’avvenire, sono incerti. Speriamo che vada meglio, con i figli e che tutto sia bello e bene. È l’essenziale, con questo sarebbero felici. Ma manca qualcosa, c’è un distacco molto grande fra loro, non s’appartengono. Lui è vicino a sedere, ma è molto distaccato, è lontano. Anche lei è lontana col pensiero, non si sa quello che pensano, però pensano per forza.

Lei va via col pensiero, per altri lidi. Così si allontanano, uno va al Nord e uno va al Sud! Si vogliono allontanare forse perché è finito il loro amore. “Perché hai fatto questo?” gli vuole dire lei. Lui l’ha combinata grossa, avrà perso il lavoro, ma forse no, è finito proprio l’amore, non c’è più niente da fare. Lei pensa “perché mi hai lasciato?” e glielo vuole chiedere. Lui rimane indifferente, ma una risposta bisogna che gliela dia, per forza. Sì o no, è un po’ misterioso se hanno la forza di riattaccare. Son troppo distaccati però, vanno dietro ai loro pensieri, gli occhi lontani. Lei vuole sapere di più, poi quando lui glielo avrà spiegato per bene, lei si può mettere tranquilla per conto suo, sarà tranquillissima. È triste e significativo. Sì, son d’accordo anch’io, detto bene.

Loro quattro si conoscono, però non sono parenti stretti, sono conoscenti, sennò avrebbero portato il lutto tutti. Si sono messi lì in questo salotto dopo il funerale. Il funerale è una tristezza, la nascita è una contentezza. Sono i due bambini del quadretto che sono morti e la casa è di quelle donne a lutto, la mamma o la zia, la nonna.  C’è tanta tristezza , cose che sanno loro; si faranno un tè, ognuno esporrà i suoi problemi….icché ho fatto, se l’ho fatto bene, icché vorrò fare. Chiacchiereranno ognuno dei suoi problemi.

È una casa patrizia, c’è un distintivo, uno stemma, figurati, ci sono quattro “friends”, antenati, questo e quello. Sono sempre stati lì quei quadri, c’è tutto, anche una specie di cassettone dove c’è le camice, i golf e dovrebbero esserci le posate per il tè; anche roba da mangiare, prima usava, i biscotti della salute, questa roba qui, e il latte per inzuppare. Non si vede neanche una tazzina! Nel cassettone ci sono anche gli ori, sistemati per benino. Non so, un bel bracciale, un orologio. Poi fotografie, i ricordi di una vita, fotografie del matrimonio. Le foto dell’asilo, poi la prima, la seconda e la terza con le Vannini, mai in giardino, con lo Zecchi invece sempre fuori! Nel cassettone è così, non c’è maniera che sia diverso, basta guardare, eccolo lì!

La coppia ci nasconderà gli anelli che indossano ora, dopo aver finito. Finito l’amore. Li mettono lì, perché è necessario tenerli nascosti. Questi son mia, questi son tua. Sono distaccati, è finito proprio.

C’è un distacco anche fra le due donne in lutto; non gli importa niente di unirsi fra loro, vanno ognuna per conto suo. La giovane è una sciantosa, si vede da come si presenta, non c’è verso. È italiana, come l’anziana. La sciantosa è una Mariangela o Carmela, quella anziana Tristezza Teresa, è un nome classico. Siamo all’estero però, quei mobili non ci sono da noi… Belgio o Inghilterra….sì, mi va bene, c’ha il suo gioco. La coppia inglese fa Fourtheith, lui Steven e lei Gemma. Son nomi che a quell’epoca possono andare.

Che occhi tristi che hanno… io mi fisso sempre là, perché penso che sono proprio distaccati, ognuno va lontano coi suoi pensieri e speranze per l’avvenire.

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Autori della storia: Remo, Moreno, Sergio, Piera, Franca, Olga, Rina, Patrizia, Anna, Annalisa, Barbara, Donatella
Opera che l’ha ispirata: 
Mario Oddone Cavaglieri, I fidanzati, 1919
Museo Novecento, Firenze