MOSTRA

Il Tempo Fluido. Che Jianquan

BIGLIETTI a partire da 0€
dal 20 Novembre 25
al 17 Dicembre 25
Orari
20 Novembre - 17 Dicembre
LUN 
10:00 -18:00
MAR 
10:00 -18:00
MER 
10:00 -18:00
GIO 
chiuso
VEN 
10:00 -18:00
SAB 
10:00 -18:00
DOM 
10:00 -18:00
Dove
Sala d'Arme, Palazzo Vecchio
Biglietti
0€
Ingresso gratuito

Una serie di videoproiezioni monumentali dedicate alla ciclicità del tempo e al rapporto tra uomo e natura. L’autunno porta nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio Il Tempo Fluido. Che Jianquan (dal 20 novembre al 17 dicembre 2025) mostra prodotta da MAD Murate Art District – Fondazione MUS.E e Zhong Art International, a cura di Valentina Gensini.

Primo capitolo de Il Tempo fluido, ambizioso progetto triennale ideato e diretto da Valentina Gensini e Xiuzhong Zhang, dedicato a esplorare figure di massimo rilievo della videoarte cinese contemporanea, la mostra di Che Jianquan abita gli ambienti monumentali di Palazzo Vecchio con una raffinata selezione di opere video dell’artista cinese, professore di chiara fama, già noto a livello internazionale e protagonista del Padiglione Cina dalla 60ª Biennale di Venezia 2024.

Il linguaggio artistico di Che Jianquan unisce pittura, video, scrittura e installazioni interattive, intrecciando la filosofia tradizionale orientale con le sfide contemporanee, e dando vita a un vocabolario contemplativo capace di riflettere su energia naturale e crisi globali.

L’artista è stato selezionato per la sua straordinaria ed elegante produzione video, di cui vengono presentate in sequenza quattro opere multicanale, per un totale di circa un’ora di visione: i video selezionati intrecciano osservazione, meditazione e paesaggio, restituendo una narrazione visiva che esplora la tensione tra modernità e tradizione, tra sacralità e quotidiano. Le opere in mostra seguono il ritmo fluido dell’ascolto, della permanenza, dell’osservazione prolungata, costituendo dispositivi poetici che aprono spazi di interpretazione, oltre le imponenti arcate dell’architettura preesistente.

Le opere di Jianquan offrono uno sguardo acuto sulla società cinese contemporanea, rivelando aspetti trascurati e stimolando riflessioni su questioni di rilevanza sociale. Contraddistinta dalla fusione di elementi tradizionali e innovazione tecnologica, l’installazione diventa strumento per riattivare memorie ed evocare strutture latenti che modellano i rapporti tra individuo, comunità, territorio naturale e testimonianze archeologiche.

Nell’ambito della sua residenza autunnale presso MAD Murate Art District, Jianquan presenta per la prima volta in Italia una nuova dimensione della sua ricerca, offrendo al pubblico uno spazio di riflessione profonda su temi che attraversano la contemporaneità: la sopravvivenza dei saperi arcaici, le contraddizioni dello sviluppo rurale e industriale, la fragilità del paesaggio umano e culturale. La mostra diventa così un’esperienza da attraversare: un invito a riabitare il tempo in una contemporaneità frenetica.

La mostra, realizzata grazie al sostegno di Regione Toscana, programma “Toscanaincontemporanea2025” nell’ambito del progetto Sharing Visions, vede la collaborazione di Accademia di Belle Arti di Firenze per uno speciale progetto di mediazione che, secondo le pratiche partecipative di MAD, accoglierà comunità cinese e comunità locale, oltre al pubblico internazionale che abitualmente frequenta Palazzo Vecchio.

Che Jianquan. Biografia

Professore e supervisore di dottorato presso l’Accademia di Belle Arti di Guangzhou, professore presso l’Istituto di Belle Arti del Sichuan, supervisore di master presso l’Accademia di Belle Arti di Tianjin, Che Jianquan è un artista interdisciplinare la cui ricerca spazia dalla storia, alla sociologia, alla cultura regionale e agli studi sull’immagine. Il suo linguaggio artistico include pittura, video, scrittura e installazioni interattive. Partendo da specifici studi sul campo, adotta un approccio intertestuale e contemplativo che rivela l’impatto dell’energia naturale e del mistero sullo spettacolo umano. Radicato nello spirito della filosofia tradizionale cinese, sottolinea la relazione integrata tra uomo e mondo naturale, ripensando a come la saggezza antica possa affrontare le problematiche e le crisi contemporanee. Le sue recenti esposizioni includono la 6ª Triennale di Guangzhou (2018), la Triennale Internazionale di Arte Fotografica di Guangdong (2021), la Biennale di L’Avana (2021), la 1ª Esposizione Metaverso di Venezia (2022), la Biennale di Chengdu (2023), la Mostra Annuale di Fotografia Internazionale di Lianzhou (2023) e la Biennale di Venezia (2024).

Per ulteriori informazioni è possibile contattare l’organizzazione all’indirizzo info@musefirenze.it o 055-2768224

Le opere in mostra

In Pavilion, progetto che Che Jianquan porta avanti da oltre un decennio, l’artista adotta un metodo di osservazione reiterata, tornando ciclicamente a filmare un unico padiglione in stagioni, ore e condizioni sempre differenti. Dal 2007, questa pratica ha dato vita a una serie di dieci video, in cui la ripetizione non produce uniformità, ma apertura. Attraverso uno sguardo essenziale e non interventista, Che Jianquan mira a sospendere ciò che nel Buddhismo Zen è definito ‘jneyavarana’ (l’ostacolo del conoscere), ossia quella percezione filtrata dall’io che restringe la nostra capacità di cogliere l’infinita complessità del mondo. Così, frammento dopo frammento, Pavilion diventa una meditazione visiva sulla natura mutevole del reale: nella reiterazione, il soggetto si espande, rivelando la sua forma originaria, molteplice e mai definitiva. L’opera incrina le nostre categorie abituali di visione e testimonia quanto ogni atto di percezione sia già trasformazione.

A questa riflessione sulla trasformazione si intreccia Meditation of Uncertainty, concepita in risposta alla crisi globale innescata dalla pandemia. L’interruzione dell’inerzia quotidiana, l’erosione delle certezze, l’emergere di un futuro impronosticabile hanno reso tangibile la fragilità che connette l’essere umano a tutto ciò che lo circonda. Ambientato nei casinò di Macao, il film utilizza il gioco d’azzardo come metafora dell’esistenza contemporanea, governata da probabilità, fortuna e rischio. Attraverso le risposte divergenti di due personaggi, A e B, l’opera mette in scena il limite della conoscenza umana e rivela la solitudine che si nasconde nella frenesia collettiva. L’incertezza non è qui un luogo di smarrimento, ma uno spazio di consapevolezza, un invito a sostare nel ‘non-sapere’ e a contemplarne la fecondità.

Culla millenaria della cultura della Pianura Centrale, in Cina, il complesso dei Mausolei della Dinastia Song a Gongyi si erge nella vastità del paesaggio come una presenza sospesa nel tempo. Queste architetture funerarie, disseminate tra campi di grano e terre incolte, custodiscono un’estetica dell’imperfezione, di tracce persistenti, di forme sospese. Oggi, lo sviluppo rurale e la rinascita industriale hanno rotto la loro quiete secolare, generando una tensione eloquente tra memoria storica e trasformazione contemporanea. Smoke ridisegna il rapporto con il passato, riattivando un dialogo con ciò che è rimasto e con ciò che continua a mutare.

 

 

Girata sull’isola di Kinmen, Taiwan (Cina), la video-installazione Water Scroll si articola in tredici capitoli che intrecciano paesaggio, memoria e conflitto. Attraverso un meticoloso lavoro di osservazione e ricostruzione sul campo, Che Jianquan esplora gli antichi siti di battaglia e le stratificazioni geologiche dell’isola, teatro della lunga e silenziosa tensione tra le due sponde dello Stretto di Taiwan. La Seconda Crisi dello Stretto di Taiwan, un periodo di ventuno anni di scontri tra il 1958 e il 1979, si trasforma in un terreno poetico e meditativo, dove la storia si deposita come un’onda, lasciando la sua eco nel paesaggio, che continua a risuonare. Ispirandosi a Water Scroll, capolavoro della pittura paesaggistica Song attribuito a Ma Yuan, l’artista trasforma la superficie dell’acqua in uno spazio di rivelazione, dove il tempo non scorre in linea retta ma si avvolge, ritorna, si rifrange. Il mare di Xiajin, un tempo attraversato dal fragore dei cannoni, è ora luogo di silenzio e di ascolto: gli altoparlanti che diffondevano messaggi propagandistici sono divenuti reliquie, testimoni muti di un passato che continua a fluire sotto nuove forme. Nel ritmo alterno del vento monsonico e delle maree, Water Scroll si configura come una meditazione sull’impermanenza e sulla memoria collettiva. L’opera restituisce la continuità tra le forze naturali e quelle umane, tra la distruzione e la rinascita, trasformando l’eco della guerra in un canto visivo sulla resilienza del paesaggio. In questo scorrere d’immagini e suoni, l’acqua diventa medium di riconciliazione, un archivio vivente che custodisce, dissolve e rinnova il senso stesso dell’abitare la storia.

A cura di Valentina Gensini
Prodotta da MAD Murate Art District – Fondazione MUS.E e Zhong Art International
Realizzata grazie al sostegno di Regione Toscana
In collaborazione con Accademia di Belle Arti di Firenze