Gaetano Pesce, Maestà Tradita
al 08 Febbraio 17
La mostra “Maestà tradita”, promossa dal Comune di Firenze e organizzata da Mus.e a cura di Sergio Risaliti e Vittorio Sgarbi, sarà aperta dal 21 ottobre 2016 all’8 febbraio 2017.
L’inaugurazione della statua “Maestà tradita” in piazza Santa Maria Novella è prevista sabato 19 novembre alle ore 11:30 alla presenza del Sindaco e dell’artista.
L’artista, designer, architetto, creatore di icone della nostra epoca come la celebre Up, fin dalla fine degli anni ’60 ha messo al centro della propria ricerca interdisciplinare proprio la donna, e con essa l’intero universo femminile e, collegando in questa sua intuizione gli aspetti più profondi e arcaici dell’essere donna (il femminino) alla realtà sociale, politica ed economica del nostro tempo. Antropologia, storia dell’arte, sociologia, folclore, biopolitica, geopolitica: nel suo approccio Gaetano Pesce abbraccia tutte le tecniche e le diverse fonti culturali per riproporre esperienze e informazioni in forme fantastiche, sperimentando immagini e materiali con una libertà espressiva e iconografica assolutamente esemplari. Secondo Pesce:
“… la multidisciplinarietá artistica visita il nostro tempo… non ama le gerarchie tra i diversi linguaggi dell’espressione… la creatività odierna non si ritrova più nella coerenza… I linguaggi riconoscibili annoiano, e appartengono al passato… la complessità del nostro tempo riflette diversità di valori, anche contraddittori, che formano il pluralismo, l’incoerenza e il comportamento molteplice. La natura femminile, con le sue sfaccettature, coincide con l’essere della nostra epoca: per questo penso che la donna sarà la protagonista del tempo futuro”.
Fin degli esordi, Gaetano Pesce ha contribuito ad abbattere i confini tra architettura, arte e industria, costruendo un universo immaginifico di progetti e di oggetti diventati vere e proprie icone della creatività, ormai riconosciuti e analizzati in tutto il mondo accademico e non solo. Le opere “multidisciplinari” di Pesce fanno, infatti, parte delle collezioni permanenti delle più importanti istituzioni culturali. Presente in tutti i più prestigiosi musei americani, dal MoMA al Metropolitan Museum, dal Vitra Museum al Louvre, Pesce ha esposto ovunque in Europa e nel resto del mondo, dal parigino Centre Pompidou al MAXXI di Roma.
In Piazza Santa Maria Novella, posta in relazione con la magnifica facciata della basilica progettata da Leon Battista Alberti, Pesce esporrà una scultura inedita, concepita per lo spazio pubblico, in relazione con il contesto storico-artistico e religioso. Si tratta di una monumentale figura di donna, avvolta in un lungo mantello, una sorta di Mater matuta (come quella conservata al Museo Archeologico di Firenze), ma anche archetipo ispirato alla “Maestà” cristiana (l’iconografia della Madonna in trono), e quindi eco contemporaneo di quella celeberrima “Madonna Rucellai ” commissionata nel 1285 a Duccio di Boninsegna dalla confraternita dei Laudesi per la cappella della compagnia in Santa Maria Novella, poi spostata alla fine del cinquecento nella cappella Rucellai della chiesa domenicana, infine trasferita agli Uffizi nel XX secolo. La Maestà tradita è seduta su un trono che a sua volta appoggia su un alto piedistallo. La figura di regina e madre si presenta però con segni di inequivocabile sofferenza. Il suo mantello è anche corpo, corpo tutto nudo, di nuda pelle. Ma anche corpo scorticato e flagellato, nuda carne esposta e segnata da prepotenza e violenza, sia fisica sia verbale. Una grande e pesante sfera di metallo arrugginito è legata al piede destro della figura con una grossa catena, quale simbolo della schiavitù a cui migliaia di donne, ancora oggi, sono costrette in diverse parti del mondo. La composizione riflette nella sua odierna presentazione le forme della celebre Up, che è una reinvenzione delle Veneri paleolitiche, simboli di fertilità e di sacralità, in un collegamento tra potenze della terra e del cosmo. A lato della facciata di Santa Maria Novella, la Maestà tradita vuole essere un monumento alla ‘liberazione’ femminile e del femminile, testo di accusa e manifesto di una nuova civiltà, condanna per un mondo maschile che continua a tradire, offendere e violentare la sacralità del corpo femminile, costringendo la donna a sopportare esperienze di mercificazione, manipolazione ed emarginazione insopportabile, la pena mai sopita di “essere donna”. A questa condizione, a questa pena, a questa amarezza, rinvia l’installazione site-specifica realizzata da Pesce in una delle nuove sale espositive del Museo Novecento, dove su dei piedistalli sono presentati pezzi di pane e del fiele. Nella stessa sala si avvertirà anche un forte odore, traccia sensibile del peso e della fatica provata dalle donne in un mondo che ancora oggi le vuole condizionate al potere maschile.
Nel Museo Novecento, il percorso espositivo si snoda tra le nuove sale espositive e la Cappella interna, in un’esposizione dalla doppia valenza: performativa e antologica. Con circa venti disegni, di cui moltissimi inediti, viene ad essere rappresentata l’evoluzione, dagli anni Sessanta ad oggi, di quella che è stata la tematica fondamentale di uno dei più grandi interpreti dell’arte e dell’architettura contemporanea: quella della donna come centro del mondo, e del femminino come forza creativa assoluta. Ogni sala costituirà un’installazione multisensoriale che comunica attraverso odori, sostanze liquide, suoni, elementi vari, la difficoltà di essere donna in un mondo ancora dominato dalla omogenea e conservativa natura maschile. Al centro della sala maggiore viene esposta una Up rivestita di abiti femminili, tutti diversi per forma e colore, una scultura monumentale che giganteggia nello spazio, inneggiando alle donne, al valore della differenza, al rispetto del corpo femminile e della sua multiforme sensibilità. La grande UP vestita è circondata infatti da sei Up galeotte, ognuna delle quali incatenata a una palla di ferro, simbolo inequivocabile di schiavitù e di limitazione della libertà. La mostra è ricca di momenti performativi che coinvolgono il visitatore in un viaggio emotivo e sensoriale sviluppato senza retorica ma con poetico, crudo espressionismo. L’evento ha quindi un carattere esemplare in quanto avviene in una città che ha fondato i canoni della bellezza universale a partire dal maschile, centro dell’universo, esaltando la corporeità virile come tempio di virtù e di coraggio, di forza e di divino ingegno. In piazza Santa Maria Novella, la Maestà tradita si pone in definitiva come immagine dialettica in rapporto alla statuaria rinascimentale, in particolare ai ‘giganti’ di Piazza Signoria, simbolo di supremazia e di dominio.