Un laboratorio guidato dall’approccio artistico ed ecologico di Mellin per unire creatività, educazione alla sostenibilità e cura della natura. Dopo la visita alla mostra, i partecipanti esploreranno il giardino, riconosceranno alcune piante e ne “adotteranno” una, diventandone custodi. e realizzando poi la personificazione della pianta scelta grazie all’utilizzo di materiali naturali come foglie, cortecce, rami e fiori. Un’esperienza di connessione empatica e creativa con il mondo vegetale.
Entrando in Santa Maria Novella è impossibile non essere attratti dall’arcobaleno luminoso sprigionato dalle ampie vetrate. Realizzate per narrare con la forza e la bellezza delle immagini, le prime vetrate furono eseguite tra il XIV e il XV secolo: tra queste il grande rosone con l’Incoronazione della Vergine che si apre sulla facciata, attribuito ad Andrea di Bonaiuto e la triplice vetrata su disegno di Ghirlandaio nella cappella maggiore. Dopo un percorso in basilica, i partecipanti saranno coinvolti in un atelier d’arte che permetterà di evocare gli effetti di cromie e di luce tipici delle vetrate policrome.
In cima alla torre di Palazzo Vecchio svetta una banderuola segnavento che mostra il profilo di un leone rampante, con il giglio fra le zampe; sull’arengario del palazzo fa bella mostra di sé il Leone Marzocco di Donatello (oggi in replica); due leoni dorati si stagliano sul portale d’ingresso, mentre altri leoni popolano l’adiacente Loggia della Signoria. Il leone – forte e maestoso al tempo stesso – è in effetti l’animale che simboleggia Firenze e per molti secoli, in età medievale e moderna, esemplari vivi furono tenuti in appositi serragli, legando loro sorti più o meno fauste al destino della città. Un video animato, che ancora una volta vede il piccolo Vanni protagonista, permetterà ai bambini di conoscere la storia del leone di Firenze dall’antichità fino ai giorni nostri, per poi intraprendere un percorso animato in museo.
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Il Museo Novecento di Firenze ospita la donazione “Alberto Della Ragione”, collezione di opere d’arte dei più grandi artisti italiani della prima metà dello scorso secolo, appartenuta al grande mecenate e collezionista d’arte e donata a Firenze all’indomani dell’alluvione del 1966. Una narrazione fantastica, come una vera fiaba, introduce la figura di Alberto Della Ragione e di alcuni “personaggi” che popolano le opere del Museo. I bambini verranno poi coinvolti in una visita animata alla ricerca degli elementi della storia, accompagnati da stimoli sonori, tattili e olfattivi
La proposta prende avvio dalla storia di un bambino la cui famiglia si trasferisce in Castel San Giovanni e dei suoi sogni sulla nuova vita che potrà prospettarsi in questa terra tutta da immaginare: come potrà essere la sua dimora, quale sarà l’aspetto della nuova città, come passerà il suo tempo e quali rapporti riuscirà a tessere. La narrazione consentirà di avviare con i bambini una riflessione sull’idea di casa, di città e di cittadinanza, portandoli a raccontare il proprio mondo nel confronto tra realtà quotidiana e idealità. Una particolare attenzione sarà inoltre dedicata al rapporto fra individualità – sostanziata nella casa – e collettività – incarnata dalla città. Nell’ultima parte dell’attività sarà quindi immaginata e costruita un’ideale “città dei bambini” nella quale, per un momento, si potrà pensare di vivere.
La proposta prevede un’introduzione sulle architetture del palazzo d’Arnolfo e del Museo per poi concentrarsi sulla pletora di stemmi presenti sulle facciate esterne dell’edificio. Il riconoscimento di alcuni di essi consentirà di approfondire periodi e tematiche particolari della storia di San Giovanni e del suo rapporto con la città-madre Firenze. Parallelamente la riflessione sarà portata sui caratteri storici e simbolici dell’araldica, veicolo di identificazione e di riconoscimento di una stirpe. Nella seconda parte dell’attività sarà quindi avviata un’esperienza di lavoro artistico, nella quale ciascuno sarà chiamato a progettare e a realizzare in materiale plastico il proprio stemma quale rappresentazione metaforica della propria identità. Al termine dell’attività sarà possibile portare con sé il proprio elaborato.
L’attività prende avvio dal Museo delle Terre Nuove per svilupparsi poi nel centro storico cittadino nelle forme di un’inedita esplorazione: le piazze, le strade, gli edifici, le testimonianze archeologiche riveleranno in questo senso le tracce del progetto architettonico e urbanistico che, sul finire del Duecento, vide la nascita di Castel San Giovanni. Un percorso animato e interattivo per imparare a “leggere” la città e a guardare con occhi nuovi la propria realtà quotidiana.