Giacometti – Fontana
al 06 Aprile 23
Un colloquio che vuole suscitare domande piuttosto che dare risposte, per stimolare il dibattito critico e inattese narrazioni attorno ad affinità di pensiero e riferimenti condivisi. Una mostra in cui le opere accostate acquistano la potenza evocativa di un sogno, la cui presenza va interpretata cercando risposte lontane nel tempo e nel futuro.
La ricerca dell’assoluto è il punto di contatto tra Giacometti e Fontana. Cercando l’assoluto entrambi hanno raggiunto l’essenziale rinunciando all’imitazione e superando i limiti della rappresentazione simbolica e figurativa con una pratica artistica che ha fatto perno sul gesto e la manipolazione, sulla concentrazione e la rinuncia alla forma definitiva. Mentre Lucio Fontana (1899-1968) cercava l’infinito della vita, tra mondo naturale e spazio cosmico, proiettando la mente oltre la superficie della tela e nella trasformazione pre-logica della materia, Alberto Giacometti (1901-1966) scrutava l’essenza dell’esserci, al di là della presenza, a partire da uno “stare sulla terra” di matrice heideggeriana, ma spogliando di ogni dato superfluo l’immagine, orfana di corporeità, sensualità, gravità, ridotta a uno stelo dell’anima, un concentrato in potenza di vita e, insieme, caducità.
Mentre Fontana aspirava a quel punto di sutura dove inizio e fine coincidono e, dentro la materia oscura, cercava la luce affondando le mani nel cratere della germinazione per estrarne un bagliore, Giacometti era torturato dalla finitudine e viveva nell’ombra, sulla soglia in cui morte e vita si annullano. Figure dalle indoli opposte, ma accompagnate dalla stessa magnifica ossessione, quella per l’invisibile che è dentro e fuori di noi, nella carne e nel cosmo, nelle cellule e nelle stelle. Entrambi hanno lavorato la materia togliendone ingombro e opacità, mineralizzandola, alla ricerca dell’assoluto (teorizzata da Jean-Paul Sartre nel suo leggendario testo del 1948) dentro i volumi erosi della materia stessa, quella dell’eterno sigillato nei confini della forma.
Il progetto Giacometti – Fontana. La ricerca dell’assoluto offrirà un confronto mirato fra le loro opere, volto a dimostrare punti di tangenza e contatti virtuosi frutto di un sentimento condiviso sbocciato sullo sfondo di un’epoca afflitta dagli interrogativi sull’uomo e il suo ruolo nell’universo. Un’ indagine antropologica lega le riflessioni dei due artisti: entrambi guardano al mondo come a un luogo di passaggio, di transito, e tentano di rappresentare l’immateriale attraverso la materia, logorata da Giacometti e forata da Fontana. Uno struggente senso del sacro nutre il loro slancio verso l’ineffabile e l’insondabile. Sempre a ricercare il mistero dell’esistenza e del senso della vita, spingendosi fino al prima della cultura e all’irraggiungibile dell’infinito, Fontana e Giacometti rimandano a un altrove da afferrare con le mani, da ghermire nella materia, da reificare in una immagine, in un corpo, in un volto o in un gesto.
Grazie a prestiti provenienti da importanti istituzioni e collezioni, fra cui la Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence e il Museo del Novecento di Milano, la mostra sarà articolata in un gioco tanto poetico quanto filologico di rimandi, dialoghi e citazioni, punteggiato di opere iconiche, quali L’Homme qui marche e una Femme debout di Giacometti, forme antediluviane che abitano il tempo, e i Concetti spaziali di Fontana, grumi di materia, coaguli prebiotici o meteoriti realizzati dallo scultore italo-argentino in bronzo o terracotta. Non mancherà di suscitare emozione e inedite riflessioni l’accostamento mai immaginato fra L’objet invisible di Giacometti e la Signorina seduta di Fontana: un confronto teso a studiare il valore formale e semantico del vuoto che le mani sfiorano e disegnano nello spazio, allegoria della presenza di un’assenza, di un peso immateriale, di un volume incorporeo, rappresentazione di un’attesa, di un desiderio e di una possibilità oltre il visibile.
La mostra si avvale del supporto e del prestito di un consistente nucleo di opere della Fondazione Lucio Fontana. Un ringraziamento speciale alla Fondation Marguerite et Aimé Maeght e Giò Marconi. Si ringraziano inoltre Hotel Savoy della Rocco Forte Hotels e Ginori 1735