Officina Bardini: L’arte del legno
al 24 Febbraio 25
31 Maggio
30 Settembre
Dal 22 novembre 2024 al 24 febbraio 2025, il Museo Stefano Bardini di Firenze ospita la mostra Officina Bardini: L’arte del legno, un affascinante viaggio attraverso la tradizione artigianale del legno che caratterizzò i laboratori guidati da Stefano Bardini, il cosiddetto “principe degli antiquari” e da suo figlio Ugo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.
La mostra, promossa da Comune di Firenze – Ufficio Firenze Patrimonio Mondiale con MUS.E, Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura – Museo e Galleria Mozzi Bardini con la collaborazione dell’Università degli Studi di Firenze, è curata da Giulia Coco e Marco Mozzo con la consulenza scientifica di Simone Chiarugi ed è coordinata da Carlo Francini e Valentina Zucchi, che ne hanno diretto il progetto scientifico insieme ai curatori. Realizzata con il sostegno del Ministero del Turismo nell’ambito del “Fondo siti UNESCO e città creative”, l’esposizione offre un’immersione unica nell’eredità del grande antiquario Stefano Bardini.
La mostra rappresenta il secondo progetto espositivo dedicato al celebre antiquario, dopo l’evento organizzato nel 2022 per il centenario della sua scomparsa. Questa edizione si focalizza sull’abilità artigianale e sulla produzione che rese celebri i laboratori Bardini, veri e propri centri di eccellenza nella lavorazione e nel restauro del legno. Qui venivano creati e restaurati oggetti e arredi in stile, che affascinarono una committenza internazionale attratta dal sogno del Rinascimento italiano.
In mostra una selezione unica di strumenti, disegni e manufatti originali, provenienti dalle collezioni di Palazzo Mozzi Bardini, che entrano in dialogo con le collezioni civiche del Museo Stefano Bardini. Tra gli oggetti più significativi, i visitatori potranno ammirare raffinate tarsie lignee, fronti di cassoni databili tra il XVI e il XVII secolo, cartamodelli, arredi ed elementi singoli destinati a dare forma allo stile rinascimentale, nonché il banco da lavoro originale dei laboratori, restaurato per l’occasione. Sarà poi presentata una ricostruzione evocativa della falegnameria Bardini, che permetterà di immergersi nell’atmosfera degli storici laboratori, dove sarà esposto anche il corredo di strumenti appartenuti all’ebanista fiorentino Orlando Chiarugi, capostipite di una bottega ancora attiva nel restauro del legno.
La ricchissima collezione di oggetti e opere d’arte in legno conservate a Palazzo Mozzi comprende infatti un importante nucleo di elementi costitutivi di mobili, sedute, consolle e altre suppellettili, oltre a decorazioni di cornici, fregi e angolari di cassoni restaurati e prodotti in grande quantità nei laboratori Bardini. Tali manufatti – restaurati o integrati, ma anche realizzati ex novo secondo lo stile di quel periodo – rispondevano pienamente alle esigenze di una ricca committenza internazionale, affascinata dall’arte del Rinascimento italiano e da un gusto che, attraverso oggetti, arredi e costumi ambiva a ricreare atmosfere e ambientazioni di un tempo perduto.
In una prima fase, considerata la più importante, la falegnameria ebbe sede nelle soffitte dell’attuale Museo Stefano Bardini, poi, dopo l’interruzione del 1914, Ugo la riavviò in un locale di Palazzo Mozzi adiacente al giardino. Il laboratorio fu strategico per Stefano Bardini: gli operai che vi lavoravano non si occupavano esclusivamente di restauro dei mobili, ma erano un supporto indispensabile a tutte le altre attività dell’antiquario.
La prima falegnameria Bardini, sulla quale abbiamo maggiori informazioni, era situata all’ultimo piano dell’attuale museo, organizzata in tre stanze ben illuminate da finestroni rivolti a levante. Gli ambienti, ristrutturati intorno al 1975, hanno mantenuto la stessa struttura e sono facilmente riconoscibili in foto d’epoca esposte in mostra risalenti al periodo 1910-1914.
In questi ambienti si trovava anche il focolare a carbone, dove era preparata e tenuta in caldo la colla. Era il luogo principale del laboratorio e intorno ad esso dovevano svolgersi gran parte delle lavorazioni. Un dipinto di Ugo Bardini raffigura il camino con un operaio intento a riscaldare il calderotto della colla sul fuoco. Questo collante, ricavato dalle ossa e cartilagini animali, noto anche con il nome di “colla forte”, oggi sopravvissuta solo nel restauro e nell’ebanisteria tradizionale, rappresentò, prima dell’avvento delle colle sintetiche, la base della costruzione del mobile e di molti altri mestieri.
Un’importante novità è rappresentata dalla collaborazione con il Centro Europeo del Restauro, i cui studenti, coordinati da Simone Beneforti, hanno restaurato i fronti di cassoni rinascimentali esposti. Grazie al loro lavoro, il pubblico potrà osservare da vicino le tecniche di restauro che caratterizzano questa nobile tradizione.