5 cose che non sapevi su… Eleonora di Toledo
Non tutti sanno che Eleonora non è stata la “prima scelta” di Cosimo I. Per motivi politici l’allora Duca di Firenze aveva infatti – espresso desiderio di prendere in moglie Margherita d’Austria, figlia naturale del sovrano Carlo V d’Asburgo e vedova del suo predecessore, Alessandro dei Medici (detto il Moro) ucciso da Lorenzino dei Medici (detto Lorenzaccio). L’imperatore però aveva in serbo altri piani per la figlia, indirizzando lo sguardo di Cosimo verso la primogenita del ricchissimo viceré di Napoli Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, Isabella. La proposta fu però rifiutata da Cosimo anche a seguito dei commenti dell’ambasciatore Agnolo Niccolini che riferiva al duca di come Isabella fosse “bruttissima e di cervello il ludibrio di Napoli”; Cosimo pretese e infine ottenne la seconda, Eleonora, che invece appariva “bella, fresca, e colorita come una rosa”.
L’amore tra i due fu subito travolgente. Lo racconta, tra gli altri, il viaggiatore inglese William Thomas, che scrive come il duca “la ama così tanto che non va in nessun luogo senza di lei “, mentre per la Duchessa di Camerino, Caterina Cybo “El Sr. Duca e Duchessa innamoratissimi insieme, mai stà l’uno senza l’altro”. Eleonora di Toledo era la sposa più affascinante e bella che entrasse in casa Medici. Anche dall’iconografia emerge il ritratto di una donna di grande bellezza, il viso perfettamente ovale e dai tratti delicati, la fronte spaziosa, le ciglia sottili e gli occhi che ammaliarono Cosimo erano grandi e scuri. Tutte queste qualità fecero perdutamente innamorare il duca, un amore pienamente ricambiato.
Se da un lato Eleonora fu senz’altro adorata da suo marito, non si può dire altrettanto del popolo fiorentino. La gran dama non mancava mai di un atteggiamento molto altezzoso, complice i rigidi insegnamenti impartiti in giovane età, rendendosi inaccessibile alla plebe. In occasione dei suoi spostamenti in città sono rarissime, se non del tutto assenti, le occasioni in cui volle mischiarsi alla gente, né tantomeno mostrarsi. Girava esclusivamente a cavallo o dentro una lettiga di velluto, circondata da connazionali e esprimendosi in spagnolo.
Eleonora cercò infatti sempre un compromesso tra la cultura del posto e quella del suo paese d’origine, basti pensare ai nomi scelti per i figli (Isabella, Ferdinando, Garzia). Tutti atteggiamenti che hanno contribuito a renderla antipatica e distaccata agli occhi dei fiorentini.
Non mancano però testimonianze della grande magnanimità che dimostrò nei confronti del popolo, facendo ingenti elemosine, aiutando le fanciulle bisognose a costruirsi una dote, sostenendo chiese, monasteri e associazioni di assistenza.
A testimonianza dell’intenso amore vissuto durante il matrimonio con Cosimo I, tra i 18 e i 32 anni, Eleonora diede alla luce ben 11 figli, ma tra loro furono pochi i fortunati a godere di una lunga vita.
La duchessa dovette infatti seppellirne 7 prima che la morte portasse via anche lei: Piero “Pedricco”, Antonio e Anna scomparsi prematuramente ancora in fasce; Lucrezia, morta di febbri poco dopo il suo matrimonio con il signore di Ferrara; anche Maria, Giovanni e Garzia colpiti da febbre malarica morirono in giovane età. Questi ultimi due accompagnarono la madre Eleonora nel viaggio che costò la vita a tutti e tre: per controllare il procedere dei lavori di bonifica in un territorio della Maremma, durante una sosta nel castello di Rosignano, i tre contrassero la malaria e colpiti da forti febbri morirono nel giro di poco tempo l’uno dall’altro. A dire il vero la morte del piccolo Garzia fu taciuta per ben tre giorni a una ormai sfiancata Eleonora, che sarebbe morta pochi giorni dopo aver avuto la dolorosa notizia, anche a causa del fisico debilitato dalla tubercolosi e dalle tante gravidanze.
L’artista Benvenuto Cellini, eletto scultore di corte da Cosimo e incaricato direttamente dalla stessa Eleonora per lavori di scultura e oreficeria, racconta nella sua autobiografia un episodio singolare che lo vide coinvolto in difficoltà contrastanti (tra due fuochi, diremmo oggi). Gli capitò infatti di imbattersi nel forte desiderio della duchessa Eleonora di concludere l’acquisto di un filo di grosse perle proposte da un mercante. Nonostante il parere fortemente negativo dell’artista, dovuto a imperfezioni abbastanza evidenti, Eleonora, riprendendo l’autobiografia, <<alquanto sdegnosetta mi disse: “Io ho voglia or di queste perle, e però ti priego che tu le porti al Duca, e lodale quanto più puoi e sai al mondo..”>>. Per non contraddire ulteriormente la duchessa, la quale difficilmente accettava un “no” come risposta, il Cellini si trovò quindi nella scomoda posizione di mentire al duca Cosimo sulla qualità del prodotto, finché però “amicissimo della verità e nimico delle bugie” con gli occhi pieni di lacrime e con un filo di voce decise di rivelare di essere stato spinto a proporre l’acquisto per desiderio della duchessa di possedere proprio quelle perle. Lanciata un’occhiataccia al povero Benvenuto, Eleonora riuscì comunque nell’intento di ottenere le perle, convincendo il marito quasi per sfinimento.
La duchessa Eleonora è stata moglie e madre esemplare, in grado di mitigare il carattere spesso burrascoso e altalenante del marito Cosimo I, ma anche donna di potere capace di gestire abilmente il governo durante i periodi di assenza del duca. Quando ad esempio quest’ultimo fu lungamente impegnato nella guerra contro Siena, Eleonora dimostrò un grande senso per la politica e per gli affari. Lei stessa gestì la contrattazione e l’acquisto di Palazzo Pitti e dei poderi circostanti. Si deve in gran parte a lei la politica di consolidamento delle finanze attraverso oculati investimenti in immobili e terreni, che denotano una forte predisposizione ad amministrare e ad accrescere il patrimonio. Non solo Eleonora controllò il commercio dei grani e delle biade, ma diversificò oculatamente i suoi investimenti: pesce, miele, gelsi per la seta, allevamento di bovini e ovini da latte formaggi, per fare alcuni esempi.
La sua figura di mater familias, somiglia per certi versi a quella di Lucrezia Tornabuoni, madre di Lorenzo Il Magnifico: abile a portare avanti con scrupolo la gestione delle spese funzionali alla vita familiare, a meno che non si trattasse di denaro destinato a impreziosire il nome della casata. Per il Palazzo ducale, oggi Palazzo Vecchio, luogo di rappresentanza e simbolo di potere, Eleonora commissionerà infatti un quantitativo di oggetti preziosi e cicli pittorici tali da suscitare stupore e ammirazione in chiunque li ammirasse.