5 cose che non sapevi su… Lucio Fontana

1. ITALIA – ARGENTINA.

Non tutti sanno che Lucio Fontana nasce in Argentina, per la precisione a Rosario di Santa Fè, da genitori di origini italiane. Pochissimi sanno che il suo nome di battesimo è Emilio, divenuto Emiliuccio, da qui Lucio. Il primo contatto con l’Italia avviene per volontà del padre, intento a fargli intraprendere un preciso un percorso scolastico. Non ha nemmeno sette anni quando è accompagnato a Castiglione Olona, nel varesotto, e affidato alle cure dello zio materno Tino Nicora. Qui frequenta dapprima il Collegio “Torquato Tasso” di Biumo Inferiore e poi la scuola triennale tecnica del Collegio Arcivescovile “Ballerini” di Seregno. Seguiranno l’Istituto Tecnico “Carlo Cattaneo”, mentre è contemporaneamente iscritto al Liceo Artistico annesso all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dopo una parentesi argentina, saranno ancora gli studi a riportarlo in Italia nel 1927, dove frequenta la sezione di architettura della Scuola Superiore di Arti applicate all’Industria, a Castello Sforzesco.

2. IL CONTRIBUTO DI LOUIS PASTEUR.

È il 1922 quando la morte per tubercolosi del fratello Delfo spinge il poco più che ventenne a far rientro in Argentina. Dopo un primo periodo che lo vede addirittura mandriano nei ranchos, inizia quindi a lavorare nell’azienda di famiglia, specializzata nelle sculture cimiteriali. Una produzione “commerciale”, dunque, che allontana il giovane talento dallo studio, dalla scultura intesa anche come metodo di continua ricerca. Nel frattempo arriva il primo successo, nel concorso per un rilievo commemorativo a Louis Pasteur realizzato per la facoltà di Medicina dell’Università Nazionale del Litorale, nel 1924. Un riconoscimento che potrebbe senz’altro aver contribuito alla scelta, poi intrapresa, di seguire la strada personale dello studio e della ricerca.

3. LO SPAZIO E UNA NUOVA ARTE.

Ogni movimento artistico acquista certamente più senso se collocato nel momento storico in cui viene a formarsi. Gli anni del secondo dopoguerra sono gli anni delle esplorazioni universali, della corsa allo spazio, un movimento scientifico che Fontana osserva con particolare interesse. Un viaggio verso l’ignoto, una dimensione infinita che l’artista vuole trasmettere anche all’arte, perché come lui stesso dice “[…] l’arte non può non accompagnarsi al divenire di questi fenomeni e si trasforma di conseguenza. Forse sconfinerà […]”. Da qui la rivoluzione artistica di Lucio Fontana, prima con i buchi e poi con i tagli: “io buco questa tela, che era alla base di tutte le arti ed ho creato una dimensione infinita, l’idea è proprio quella lì, è una dimensione nuova corrispondente al cosmo […]”. È il 1946 quando in un gruppo di disegni dell’artista, compare la definizione Concetto Spaziale.

4. LESS IS MORE.

Meno è meglio, appunto. Un taglio (e prima ancora i buchi). Cosa meno di questo? L’essenza in un gesto. È tutta qui la rivoluzione, quella di un segno assoluto. Chiaramente una nuova forma d’arte che molti, addetti ai lavori e non, non esitarono a definire banale, addirittura una presa in giro per il pubblico, tanto che per moltissimi anni il suo lavoro non fu capito, o meglio fu archiviato come qualcosa che non si fa, ossia “rovinare” una tela. Si tratta invece di qualcosa che non distrugge ma crea. Un atto talmente intimo che le immagini del fotografo Ugo Mulas, quelle per capirci che conosciamo tutti e che ritraggono l’autore nell’intenzione di “squarciare”, sono in realtà una messa in scena: come dichiarato dallo stesso Mulas, Fontana non gli permise di assistere alla creazione dell’opera.

5. SCULTORE DELLA CERAMICA.

Lucio Fontana non è solo artista spaziale. Gli anni precedenti allo spazialismo lo vedono impegnato nella lavorazione della ceramica nella manifattura Giuseppe Mazzotti ad Albisola, luogo d’incontro di artisti. Nelle opere di questo periodo indaga le potenzialità dei volumi a partire da una frantumazione delle forme e da un intenso cromatismo, che determinano un’articolata compenetrazione tra opera e spazio. Il risultato sono delle opere scultoree di gran pregio e fattura, come lo stesso Fontana tiene a precisare nel 1939 in un articolo nel settimanale Il Tempo: «io sono uno scultore e non un ceramista».  Risalgono a questa fase importanti creazioni a mosaico, nonché, tra le altre, le sculture Paulette, Donna sdraiata e Cavalli marini.

Le opere di Lucio Fontana sono attualmente in mostra a Palazzo Vecchio e Museo Novecento

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