5 cose che non sapevi su… Luca Giordano
Il primo viaggio documentato di Luca Giordano a Firenze risale al 1682. Giunse in città per affrescare la cupola della cappella Corsini in Santa Maria del Carmine, una commissione che porta con sé una significativa innovazione rispetto alle cupole dipinte a Firenze fino a quel momento, quella dei cieli barocchi folti di nuvole concentriche e popolate dai santi. Da questo momento in poi la nomea di Giordano tra i fiorentini crebbe notevolmente. Nello stesso anno nacque l’accordo tra il pittore e il marchese Francesco Riccardi per la decorazione dei due ambienti del palazzo, la galleria e la libreria.
Quando approda a Firenze nel 1682 Giordano è già conosciuto e apprezzato e, quasi certamente, non è la prima volta che viene in città. Un ruolo importante nell’avvicinare il pittore partenopeo a Firenze lo ebbero gli esponenti della famiglia Del Rosso e l’abate Pietro Andrea Andreini. Quest’ultimo, trasferitosi per dieci anni a Napoli, strinse una forte amicizia con Luca, arrivando ad esporne i dipinti in occasione della processione del Corpus Domini, che fu secondo l’autore Francesco Saverio Baldinucci, «la cagione del gran credito che acquistò quest’artefice nella città di Firenze». I fratelli Andrea, Lorenzo e Ottavio Del Rosso, collezionisti e assidui frequentatori di Napoli, furono anch’essi amici del pittore e lo ospitarono durante il soggiorno fiorentino del 1682.
3. LA SALA DI MARTE.
È il 13 agosto 1682 quando viene stipulato il contratto tra Luca Giordano e Francesco Riccardi, affinché il pittore dipingesse le volte di due sale frutto di un recente ampliamento del palazzo, la galleria e la libreria. Si trattava dell’incarico fino a quel momento mancato, vasti spazi di un palazzo principesco in cui esprimere al massimo la propria qualità artistica.
Tra le fonti di ispirazione c’era la bellissima Sala di Marte, dipinta da Pietro da Cortona a Palazzo Pitti. Attenzione però, non si tratta di imitazione dello stile pittorico, anzi: se vorrete cimentarvi nel confronto tra i due affreschi, noterete il drastico cambiamento di gusto, avvenuto in quarant’anni di passaggio dal pieno al tardo barocco.
4. BLU E AZZURRO OLTREMARE.
Si tratta della tonalità di colore che caratterizza le volte dipinte da Luca Giordano. Nello specifico l’utilizzo di questa costosissima colorazione, ottenuta dalla macinazione della preziosa pietra lapislazzuli di origine asiatica, è molto esteso sulle volte di Palazzo Medici Riccardi. Nel luglio 1685, 24 libbre (circa 11 kg) di questo pigmento furono consegnate a Firenze per essere impiegate in galleria, tanto nei dettagli (basti guardare i panneggi della Fortezza e di Proserpina) quanto nello sfondo chiaro e luminoso.
5. RAPIDO ED ECONOMICO.
La velocità d’esecuzione e una grande abilità nell’uso del pennello gli valsero il soprannome di “Luca Fapresto”. È in questi anni che Giordano viene definito «il primo pittore in Italia» e le commissioni lo sopraffanno. Ad alcune di esse, molto prestigiose, il pittore dovette rinunciare, come quella per la cattedrale di Bergamo o la decorazione di alcune stanze del palazzo romano del principe Colonna.
Se poi all’abilità tecnica si combinano anche una grande inventiva e una genuina passione, ecco che si ottengono gli ingredienti che, grazie a un buon passaparola, contribuirono a renderlo uno degli artisti più rappresentativi del Barocco internazionale.