mediazione culturale

Novecento Storie | #2

Qualche settimana fa vi abbiamo parlato del progetto Novecento Storie, un percorso che porta l’Arte in numerosi centri diurni e residenze fiorentine per anziani così da renderla più accessibile per le persone non autosufficienti, affette da demenze, Alzheimer e patologie psichiatriche. Da questo percorso nascono delle Storie, quelle che i quadri e le sculture suggeriscono ai partecipanti degli incontri; storie spontanee, semplici ma ricche di suggestioni. Questa è la prima che vogliamo condividere con voi…

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LA BELLA ADELAIDE SOGNA IL MONDO

È una mamma con un bimbo che cerca di allattare, ma non è italiana. Vengono dall’Africa!

Lo pensavo anche io, non ero sicura ma… Ha una posa studiata, sembra che abbia un pezzo spaccato sulla testa del bambino. Forse quando è nata, è nata così. Bella di viso! Mi piace il viso, il nasino, la bocca piccolina…l’è interessante. Ha una parrucca con ricciolini finti, le extension. Per farsi più bella s’è fatta dei boccolotti, l’è stravagante. Non si possono acconciare i capelli di una donna come una pecora! Ma a lei piacciono così e se ne frega. Tu non vedrai mai un’africana farsi la permanente. Le donne di colore le usano perché è proprio un’usanza così.

Serve un nome africano perché se gli dici Lollobrigida non va bene…si chiama Adelaide e ha 27 anni. Allatta un maschio, Giorgio, che avrà un anno e mezzo. Lui ha belle zampone eh?! Le ha quasi uguali alla mamma. Lei è il simbolo di una località africana. Sono in un posto di molta luce, sono all’aperto, in terrazza o in un cortile della sua famiglia, che è del medio ceto.

Ha un’espressione profonda, un’anima appassionata. È una pensatrice che vorrebbe spaziare per conoscere cose diverse, non le basta dov’è nata. Si inventa sempre qualcosa, c’ha dei sogni che si realizzerebbero in altri posti. Sta allattando perché è di natura, perché non lo vuole ammazzare. Allatta in una posizione scomoda e abnorme. La bocca del bambino non si sa esattamente dove cerca di essere. A me non piace l’anatomia non anatomica. No, non è brutta! Perché tu sei più caritatevole di me. Adelaide non è una che balla perché è troppo rigida, tiene il bambino come fosse un pezzo di legno. Questa è una cattiva filosofia per un bambino, infatti i bambini sono tutti bellini e se il bambino diventa brutto è colpa del genitore.

Adelaide lavora non più del necessario, per vivere. Fa il lavoro di mamma e ha tanto da fare, deve allattare. Un figlio porta sempre da fare. Fa anche vezzi di perline piccoline, costosi e raffinati, per abbellire, per fare spicco. Questa donna non sta pensando a cosa fare per cena, sta pensando a come tirare avanti con grazia e alla gioia per la vita. Per ora non va da nessuna parte, fra qualche anno andrà via da lì. Un po’ girerà per l’Africa, poi verrà in Europa. Forse la viene in Sicilia. È un posto piacevole. Ci andrà con la famiglia, ma per portare la famiglia in Sicilia ci vuole la money. Il marito invece è in Africa, lavora in ufficio.

Dallo sguardo, dall’abbraccio, si direbbe che non è felice. Questa donna non sta bene. Gli crea dolore avere un figlio troppo piccolo per fare quello che vuole e stare in un posto che costa troppo. Avrà litigato con il marito, ecco perché abbraccia così il bambino! Io dubito che sia felice, pensa a una felicità diversa, vorrebbe espandersi, avere altri figli… è curiosa della vita! Eh! Di icché deve avvenire nella vita siamo curiosi tutti! Perché uno può avere un’illusione e poi delude. Io non ho illusioni, sono troppo vecchia, ma ho esperienze. Io non mi sento libera, troppi dispiaceri. Questa statua  dà l’idea di un’illusione.

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Autori della storia: Celestina, Edith, Evelina, Maura, Carlo Alberto, Renzo, , Apostolus, Antonietta, Benedetta, Carina
Opera che l’ha ispirata: 
Antonietta Raphaël, Maternità, 1964
Museo Novecento – 13 maggio 2015