Pubblici, arte e cambiamenti. I musei fanno il punto
Il 15 e 16 novembre si è tenuto a Firenze il convegno internazionale “I confini della mediazione nei musei. Pubblici e professionalità” che ha posto l’attenzione sulle relazioni che possono intercorrere fra i luoghi della cultura e i diversi pubblici e sulla figura professionale del mediatore nei musei. MUS.E si è occupato dell’organizzazione e della progettazione dell’evento ma siamo stati felici di essere affiancati anche da alcuni studenti della California State University e proprio per questo condividiamo con voi il racconto di una studentessa che ha voluto raccontare le emozioni di queste due giornate di lavori. Presto inoltre saranno disponibili gli atti completi.
Il convegno è iniziato la mattina di mercoledì con intellettuali di livello internazionale che si dirigevano verso Palazzo Vecchio: tra i partecipanti c’era moltissima eccitazione e curiosità per gli interventi degli speaker. Noi volontari della California State abbiamo aiutato a dare il benvenuto a tutti e a raccogliere materiale per i social media. Siamo stati molto felici di aver fatto parte di un grande convegno. C’erano rappresentanti di molti musei di Firenze ma anche di musei di fama mondiale come lo Smithsonian Institution, i temi affrontati sono stati molto importanti per tutti coloro che operano in questo settore. Tra i tanti sono stati affrontati i temi dell’adattabilità e della flessibilità che un museo deve avere nei confronti dei suoi visitatori e una loro maggiore inclusione nella vita quotidiana della città. L’adattabilità, infatti, è una parte assolutamente discriminante di come un visitatore possa percepire un museo; può fare la differenza fra una visita memorabile e una ordinaria. Il ruolo dei musei cambia sempre con il tempo, e questa è una cosa che tutti devono prendere in considerazione.
Un altro tema presentato nel pomeriggio della prima giornata è stato proprio l’evoluzione dei musei nel tempo e le strategie di comunicazione attuate per proporsi in modo nuovo a chi già ne conosce le collezioni e le visite guidate. Il primo giorno di lavori si è concluso con un giro nel Museo Novecento con lo staff di MUS.E; sono stati eccezionali e hanno mostrato come deve essere il ruolo della guida così come discusso durante i dibattiti del convegno. Le opere di Adrian Paci esposte in occasione della mostra personale dell’artista albanese erano molto suggestive e l’insegna luminosa simbolo del museo e che riporta “Everything might be different” è proprio la definizione perfetta dell’adattabilità di un museo rispetto alle opere che “offre” ai propri visitatori.
La seconda giornata è iniziata con lo stesso entusiasmo. Non si è svolta in Palazzo Vecchio bensì nell’Aula Magna dell’Università di Firenze. Una sala magnifica, sede perfetta per ospitare un dibattito serio e approfondito. Un clima ancor più intimo e caloroso rispetto al primo giorno. Durante la presentazione, tutti i partecipanti hanno ascoltato con molta attenzione. Tra i molti ospiti sono intervenuti Paola Rampoldi del Museo Popoli e Culture di Milano e Mark Schep dell’ Università di Amsterdam dimostrando molte affinità di pensiero. Mentre la prima ha parlato del ruolo dell’educazione e della mediazione per comunicare con i visitatori, Schep ha affrontato il ruolo della guida come figura altamente qualificata e dell’importanza della collaborazione fra musei e università. Entrambi si sono focalizzati sulla relazione del museo, o della guida, con i visitatori. Come mai? Perché questa relazione può permettere ai visitatori di diventare co-autori della propria esperienza.
L’obiettivo di questa relazione è facilitare la comprensione delle opere ospitate nel museo e della cultura da esse riflesse. La facile accessibilità per i diversi tipi di visitatori è un tema che è stato presentato dalla Dott.ssa Rampoldi e io ho pensato che fosse molto importante; questa accessibilità può concretizzarsi anche attraverso delle semplici informazioni in un’altra lingua così da permettere ai visitatori di comprendere a pieno ciò che osservano; grazie a questo, ad esempio, le persone di un diverso Paese possono capire la cultura del luogo dove ha sede il museo. Nel pomeriggio del secondo giorno abbiamo potuto visitare Palazzo Strozzi; la guida che ci accompagnava di ha incoraggiato molto a dialogare senza timore di porre domande e approfondire. Tutta l’attenzione dei visitatori era rivolta alla guida mentre questa parlava. E’ stato molto interessante osservare come riusciva a creare un dialogo informale e stimolante con i visitatori. La capacità di dare vita a una conversazione di questo tipo ha reso la visita migliore.
Johanna Rodriguez | CSU – IP Firenze student
photo credit: Zachary Harless | CSU – IP Firenze student