5 cose che non sapevi su… Tony Cragg

1. SEGUIRE L’ISTINTO.

Nel 1967, conseguito il diploma, Tony Cragg lavora per due anni come tecnico di laboratorio (un laboratorio puzzolente, parole sue) nel campo della ricerca biochimica, alla National Rubber Producers Research Association. In questo periodo già si diletta nel disegno per passione, individuandone oltretutto l’utilità come mezzo per comprendere gli esperimenti che stava conducendo a lavoro. Resosi conto delle doti artistiche (con il disegno è un colpo di fulmine!), spinto e supportato dalla compagna, viene ammesso nel 1969 al Gloucestershire College of Art and Design e successivamente alla Wimbledon School of Art. Nel 1973 si iscrive al Royal College of Art di Londra, dove si concentra prevalentemente sulla scultura.

2. IN SIMBIOSI CON LA NATURA.

Tony Cragg ha dichiarato da sempre una profonda passione per le forme, siano esse naturali o prodotte dall’uomo. Mentre quest’ultime appaiono tutto sommato semplici, quelle naturali risultano più complesse e contorte. L’autore osserva, rimane incantato, cerca di comprendere e infine prova ad esprimere le emozioni percepite attraverso la creazione di nuove forme ricche di significato. “Voglio fare un lavoro che abbia lo stesso intenso effetto che ha su di me guardare la Natura. In questo senso, sono rimasto affascinato dal modo in cui le costruzioni razionali sottostanti alle forme si traducono in qualità emotive”.

3. IL MUSEO ALL’APERTO.

Il dialogo opera-natura acquisisce un significato profondo nella visione artistica dello scultore inglese. È così che nel 2006 individua nella tenuta abbandonata di Waldfrieden, a pochi chilometri da Wuppertal, città in cui si è trasferito nel 1977 e dove vive ancora adesso, un luogo in cui far sorgere lo Skulpturenpark Waldfrieden, un parco di sculture all’aperto che espone opere di molti artisti contemporanei, tra cui le sue. Avvolto dai boschi del Nord reno‐Vestfalia in Germania, Cragg posiziona le sue sculture attorno alla villa interna, un edificio dalla forma sinuosa, accentuando la relazione che per analogia visiva viene a istaurarsi tra le opere e l’edificio ideato dall’artista e architetto Franz Krause a fine anni ‘40, che mise in atto un progetto di costruzione organica anticonvenzionale.

4. SICURO CHE SIA DA BUTTARE?

Già, perché l’artista è in grado di vedere oltre il significato semplice che un oggetto rappresenta (o ha rappresentato). Tony Cragg mette in luce quelle cose che con il tempo diventano residui della società, ma portano con sé lo spirito e la tradizione di chi li ha formati: recipienti e vasi, ad esempio, sono come organismi umani per lo scultore, pronti a <<contenere esperienze, metabolizzarle e sprigionare una nuova energia>>. In Eroded Landscape, ammirabile in mostra, egli ne accentua ulteriormente la presenza nello spazio attraverso un processo di opacizzazione, per cui non è possibile guardarci attraverso: una colonna di strati di bicchieri, bottiglie e vetri sabbiati che l’artista si limita a disporre in maniera ordinata, evitando trasfigurazioni o distorsioni per mantenere intatta la loro natura.

5. COSA CI VEDI?

Bronzo, legno, vetro, oltre alla già citata plastica, sono i materiali che compongono molte delle sculture di Tony Cragg, che con il passare degli anni inizia a pressarle e fonderle, come in Early Forms. Provate a osservale in movimento queste opere, spesso e volentieri di dimensioni significative, vi sembrerà di percepire sensazioni e intravedere figure differenti man mano che vi ci muovete intorno. Non c’è un lato, un volto, un davanti o dietro, un modo corretto di osservare: le opere di questo artista conservano e al tempo stesso sprigionano una tensione unica, grazie alla profonda conoscenza che lo scultore ha della materia e all’abilità di saperla modellare. <<Puoi allungare un cerchio in tre dimensioni: esso diventa cilindro, dito, braccio, intestino, albero, membrana soggetta a pressione interna, anche simbolo universale di energia vitale. Voglio che il materiale sia dinamico, che cresca, si muova>>.