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5 curiosità su Museo Stefano Bardini

Il museo Stefano Bardini comprende tutti i tesori e le collezioni di uno dei più autorevoli antiquari italiani, Stefano Bardini (1836-1922). Dopo anni di intensa attività commerciale decise di trasformare la propria collezione in museo. Quest’anno il museo celebra il centesimo anniversario della morte di Stefano Bardini. Per commemorare il suo lavoro ecco 5 curiosità che non sapevate sul museo.
  1. Il blu Bardini

Avete notato questo elettrico, variato e inusuale blu fiordaliso alle pareti? Il colore si chiama il “blu Bardini”. Però dovete sapere che dopo la morte di Bardini fu dato avvio ai lavori di restauro e il blu è stato sostituito con un color ocra che contrastava con gli antichi capitelli grigi secondo il gusto fiorentino del primo Rinascimento e così la tinta è persa. Purtroppo, in altri tempi e da altre categorie sociali il blu Bardini era stato enormemente apprezzato. Un grande uso della tinta è rintracciabile nei sontuosi palazzi. Nélie Jacquemart, collezionista cliente di Bardini lo usava per le sale del suo palazzo parigino dopo aver visto il colore e Stewart Gardner, anch’essa cliente, chiedeva anche il blu Bardini per le pareti del suo palazzo. Per fortuna, durante i recenti restauri del Museo, una decorazione “blu Bardini” è stata rinvenuta sotto lo scialbo, hanno così potuto restituire le tonalità del blu nelle sale del palazzo. Avete ben osservato il colore blu? Non appare mai identico in nessuna sala perché varia con la luminosità delle finestre e così varia di tono.

  1. La collezione di stemmi di pietra e di marmo

La collezione di Stefano Bardini comprende più di ottanta armi di pietra e di marmo che sono esposte murate al piano terra in un “cortile” coperto da un lucernario. Bardini dispone questa installazione, in maniera analoga del cortile del Museo del Bargello che testimonia del gusto eclettico di fine Ottocento. Sapete da dove vengono gli stemmi? Si possono distinguere due categorie. La prima concerne le armi in pietra che erano state recuperate dalla distruzione del vecchio centro di Firenze attuata tra il 1881 e il 1895 presso chiese, palazzi, sedi delle Arti e immobili di Parte Guelfa. La seconda parte comprende le armi che erano state acquistate da Bardini durante i suoi viaggi, nelle aste o presso altri antiquari. La collezione degli stemmi di Bardini è molto ricca e variegata, però non tutti sono identificabili. Purtroppo, riuscite a identificare qualche stemma di famiglie italiane? Tra loro potete vedere lo stemma di Papa Paolo II, della famiglia Gonzaga, degli Aragona, di Gerolamo Basso della Rovere e il famoso stemma della famiglia Medici.

  1. Il cassone nuziale

Avete visto la collezione di cassoni nella Sala delle Madonne? Sono dei cassoni nuziali. Fra il Trecento e il Quattrocento, per differenziarsi dai poveri, le famiglie nobili tenevano in ordine il corredo nei cassoni lignei. Il cassone veniva realizzato in occasione del matrimonio ed era trasferito nella casa insieme alla sposa, che ci inseriva la propria dote. Sul fronte veniva dipinto lo stemma araldico dell’unione delle due casate e spesso accompagnato da scene tratte dalla letteratura classica e cortese o da testi sacri perché le personificazioni delle Virtù erano usate per augurare la felicità della vita coniugale. Il manufatto veniva inserito nelle camere come arredo, sistemato lungo i fianchi o ai piedi del letto. Il mistero rimane da capire per chi fossero costruiti i cassoni nuziali esposti.

  1. Le pianelle femminili

Se avete sempre sognato di diventare Sua Altezza dovete immaginarvi di camminare indossando queste scarpe. Eppure, le pianelle, dalla zeppa molto alta, sono state introdotte nell’abbigliamento femminile a partire dal XV secolo. Si potevano indossare sopra le calze ma anche su morbidi scarpini. Sapete perché ha cambiato l’abbigliamento femminile. Sono state introdotte in concomitanza del cambiamento del ruolo della donna all’interno della società. Le pianelle non solo proteggevano i preziosi tessuti dal fango e dal terreno di strada ma grazie alle varie altezze utilizzate, creavano un’immagine statuaria della donna. Ora sapete perché la Regina si chiamava Sua Altezza.

  1. La storia di The Boston Hunting Carpet

Sulle pareti dello scalone monumentale dei tappeti, si trova uno dei tappeti più preziosi e studiati del mondo, The Boston Hunting Carpet, tessuto verso la metà del XVI secolo. L’acquisto di questo tappeto rappresenta uno tra i primi e più fortunati affari di Stefano Bardini. Nel 1879, quando il marchese Torrigiani aveva dimenticato il valore del tappeto, Bardini l’ha comprato per la somma di 6 lire. Tuttavia, in poco tempo lo rivende per 1200 lire ad Adolphe Rothschild. Con un guadagno così eclatante Bardini diventa presto leggenda.

Il Museo Stefano Bardini vi aspetta per farvi scoprire altri tesori!

Sarah Barbot