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Google Arts & Culture, “mappare” la cultura per condividere valore

Da qualche mese è disponibile in tutto il mondo, e anche in Italia, Google Arts & Culture. Il progetto nasce nel 2011 sotto il nome di Google Art Project con l’idea di creare un social dedicato alle istituzioni culturali. Il 1° febbraio 2011, come riporta il Washington Post, viene lanciata questa piattaforma che ha lo scopo di “portare la tecnologia dello Street View – ossia la tecnologia presente in Google Maps, che offre la possibilità di percorrere virtualmente le strade cittadine – all’interno degli edifici”. Uno degli obiettivi di questo progetto sin dalla sua nascita è stato quello di stimolare la collaborazione tra musei e fondazioni per creare un archivio digitale comune ed elaborare progetti culturali condivisi.

Nella sua fase di lancio Google Arts & Culture puntava essenzialmente su due strumenti:
•   le mappe virtuali, grazie alle quali si ha la possibilità di visitare l’intero percorso dei vari musei
•   le gallerie fotografiche, per ammirare le principali opere ospitate nelle collezioni dei musei e degli enti presenti sulla piattaforma.

Il vero boom per questa applicazione arriva nel 2018. L’app ufficiale si aggiorna e introduce nuove funzionalità tra cui il “selfie artistico”. Gli utenti possono caricare un selfie sulla piattaforma, la quale – tramite il riconoscimento facciale e il machine learning – elabora i dati e associa il volto all’opera d’arte più somigliante. Con questa funzione i numero di download cresce esponenzialmente generando un doppio vantaggio. Dal punto di vista tecnico, più l’app è utilizzata e più impara, andando a scovare le opere d’arte sempre più somiglianti agli utenti; d’altro canto, la maggiore diffusione della piattaforma dovrebbe, almeno in teoria, ampliare la conoscenza e spingere la diffusione (o la viralizzazione, se vogliamo) del patrimonio artistico mondiale, avvicinando nuovi utenti all’arte e alla cultura. Sì, perché lo scopo che Google dichiara di perseguire, attraverso questa ricerca dell’alter ego artistico, è quello di avvicinare nuovo pubblico per poi “trattenerlo” e fargli usare l’app, che offre molto di più di questo giochino.

Ma che possibilità offre questa piattaforma? Moltissime. Ecco le sue principali funzionalità:

•   Zoom – le fotografie delle collezioni sono di altissima qualità (risoluzione 7 gigapixel) e permettono di esplorare ogni singolo dettaglio dell’opera;
•   Realtà virtuale – con il visore Google Cardboard ci si può letteralmente immergere nelle opere d’arte;
•   Ricerca tematica – è possibile fare una ricerca delle opere d’arte presenti all’interno delle collezione, filtrandole per colore o per periodo storico;
•   Tour virtuali – con la tecnologia Street View è possibile entrare nei più importanti musei del mondo;
•   Collezione personale – con due semplici click è possibile salvare o condividere contenuti (dipinti singoli, collezioni, album) sui propri canali social;
•   Album tematici – le istituzioni iscritte al Google Cultural Institute e, quindi, presenti sulla piattaforma possono creare degli album (chiamati “esposizioni online”), composti da testi, immagini e video, su un tema specifico.

È quindi chiaro che lo strumento ha tutto quello che serve per una comunicazione d’impatto e interessante ma, ancora una volta, sono necessarie buone idee per sfruttarla al meglio. Un esempio? “Harry Potter: A History of Magic – Explore the wonders of the British Library exhibition”, una mostra online (che rimanda a una vero e proprio allestimento artistico) proposta dalla stessa piattaforma in collaborazione con la British Library e suddivisa in immagini, esposizioni online e contenuti extra.

Un altro esempio eccellente di utilizzo di Arts & Culture è il Grand Tour d’Italia: come 300 anni fa Google propone l’idea del viaggio attraverso la tecnologia. Una carrellata dei tesori culturali, dei capolavori e delle tradizioni del nostro Paese. Ma si possono trovare centinaia di percorsi in base a numerosi filtri: si può esplorare facendo una ricerca per artista, per mezzi espressivi, per movimenti artistici, per avvenimenti e molto altro.

Seppur i musei sembrino le istituzioni più adatte a questo innovativo tipo di fruizione, in realtà lo schema è applicabile a tante altre realtà… Alcune davvero sorprendenti. Lo Space Shuttle (sì, proprio la navicella spaziale), ha un’intera sezione dedicata nella quale si possono conoscere tutte le donne che hanno contribuito alla ricerca spaziale americana, le stanze dello Smithsonian’s National Air and Space Museum, le immagini della prima missione, i segreti della sonda Discovery e anche… tutti i giocattoli andati nello spazio!

In conclusione, come molte altre piattaforme, Google Arts & Culture è fondamentalmente un contenitore, e sono gli utenti (in questo caso i musei e i vari altri enti) che ci mettono le idee. L’Italia, con il suo immenso patrimonio culturale e artistico (spesso, purtroppo, dato per scontato, soprattutto dal pubblico italiano) dispone di moltissimo materiale per sfruttare Arts & Culture. È necessario, però, coltivare e sviluppare idee, potenzialmente senza vincoli di creatività: è questa la chiave per rimuovere dalla cultura quella patina opaca di noia che in molti, troppi, ancora le attribuiscono.

Emanuele Meschini
Agenzia Profili

[Questo articolo nasce da una collaborazione della quale siamo molto contenti: quella con la società di consulenza Profili, nostro partner nella comunicazione istituzionale per tutto il 2018]