Raccontare i musei è un’arte
Quanti di noi preferiscono andare al cinema o allo stadio piuttosto che visitare un museo perché lo considerano un luogo noioso e pieno di cose incomprensibili?
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E’ una convinzione diffusa che i musei siano accessibili solo agli esperti del settore e non alle persone “normali” che, forse per il timore di non essere all’altezza, rinunciano in partenza anche perché la visita in un museo difficilmente è percepita come un momento di svago.
Noi pensiamo che chiunque possa apprezzare un’opera d’arte, occorre semplicemente avere le giuste chiavi di lettura, attraverso un approccio empatico e anche ludico… perché il gioco è una cosa seria!
Questo in sintesi lo scopo della mediazione culturale, che riesce a raccontarvi la storia di un museo e delle sue opere senza paroloni ma con un linguaggio semplice e attuale. Compito di un museo è di parlare ai suoi pubblici e per farlo non è sufficiente l’esposizione degli oggetti ben illuminati e corredati di didascalia. Servono strumenti di approfondimento per trarre dalla visita un vero arricchimento e il nostro primo strumento è la parola, che crea un ponte tra l’opera e il visitatore.
In ogni attività il mediatore culturale adotta il linguaggio più adatto a seconda del pubblico che ha di fronte, perché ogni gruppo ha le sue peculiarità: una coppia di adulti ha bisogno di un linguaggio diverso da un gruppo di adolescenti o dai bambini di una scuola dell’infanzia. Per questo servono proposte diverse, trasversali, per venire incontro a tutti e per questo le attività hanno bisogno di un continuo rinnovamento, perché in un museo si deve tornare più di una volta.
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La mediazione è il nostro DNA perché abbiamo iniziato a occuparcene dalla nostra nascita, nel 2000, e da allora non abbiamo mai smesso, cercando sempre di rinnovarci: anni fa in Italia erano pochi i musei a proporre attività di questo tipo, oggi per fortuna questo tipo di approccio si è allargato alla maggior parte dei musei.
Le nostre attività si svolgono per la maggior parte nei Musei Civici Fiorentini, in primis Palazzo Vecchio, la casa di tutti i fiorentini e cuore della città, ma non solo: le trovate settimanalmente anche al Museo Novecento, a Santa Maria Novella, al Museo Stefano Bardini, alla Cappella Brancacci e alla Fondazione Salvatore Romano. Lo scopo è sempre quello di riattivare uno sguardo, rivivere il passato con gli occhi del presente, sperimentando un’antica tecnica con le proprie mani, dialogando con un personaggio del passato per conoscere la forma mentis delle persone che vivevano nel XVI secolo; più in generale suscitare un’emozione e un interesse e ritrovare le radici della propria identità.
Se ci riusciamo? Noi ci stiamo impegnando… voi potete venire a scoprirlo!
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