La rivoluzione al Museo del Novecento secondo Sergio Risaliti
Il Museo Novecento di Sergio Risaliti non è un camera con vista, né una contemplazione statica del passato. Sigillati i battenti delle finestre che si affacciano sulla piazza rinascimentale di Santa Maria Novella, si spalancano le porte al contemporaneo. La chiusura delle finestre diventa il simbolo della gestione Risaliti e una vera e propria dichiarazione d’intenti.
È un orizzonte nuovo che richiede audacia agli artisti e uno sguardo spregiudicato agli spettatori. I talenti contemporanei non rinunciano ai valori della tradizione ma li plasmano, trasformando l’antico in moderno.
Ed è in questo gioco di riflessi tra presente, passato e futuro, che inizia il viaggio alla riscoperta della collezione Alberto della Ragione, che annovera tra i suoi capolavori opere di Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis, Gino Severini, Giorgio Morandi, Mario Mafai, Renato Guttuso e Felice Casorati.
La collezione permanente, nata grazie alle donazioni di diversi mecenati e artisti dopo la tragica alluvione del 1966, segue un percorso tematico che rende la fruizione delle opere d’arte intuitiva, dando al visitatore le necessarie chiavi di lettura.
“Ho per la prima volta notato dei nudi femminili che la mostra precedente non metteva in risalto” racconta una signora molto distinta, assidua frequentatrice di musei fiorentini.
La collocazione delle opere è il frutto di uno studio mirato a esaltarne le qualità anche nel rispetto dell’ordine cronologico, perché è leggendo le opere in senso storico che “si possono avere delle sorprese, cogliendo ad esempio un artista molto in anticipo rispetto ai suoi contemporanei”, spiega il Direttore.
Ritratti, paesaggi, nature morte, nudi, l’artista e il suo mondo, cavalleria, pittura scolpita e scultura dipinta, gesti, pose sospese e teatrini. Dalla visione marina di Virgilio Guidi alle poesie silenti delle nature di Morandi, attraverso le pennellate ribollenti di Carlo Levi e la sensualità ruvida delle donne di Casorati, il racconto magnetico di Risaliti risucchia i visitatori nell’universo senza tempo dell’arte, che ha i contorni di un viaggio interstellare dove le leggi del colore, delle linee e delle geometrie imperfette si sostituiscono a quelle della fisica. La tela smette di essere uno spazio bianco di rappresentazione della natura, ma diventa essa stessa arte, insieme al colore, alle pennellate e alla materia che la fanno “essere”.
A chiudere l’itinerario della collezione Alberto della Ragione è una scultura di Arturo Martini, che volge le spalle alla lunga sala dell’esposizione permanente del Novecento. La statua diventa metafora della visione artistica di direttore: per poterla osservare, lo spettatore è obbligato a indirizzare lo sguardo all’intera esposizione, ma è al contempo proiettato nel futuro attraverso gli occhi della scultura. Dietro di sé i maestri, di fronte a sé il futuro.
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di Alfredo Arvalli e Linda Pedraglio
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[questo articolo nasce dalla collaborazione con la Scuola di linguaggi Fenysia]