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I 10 motivi per cui mi sono innamorata del Museo Bardini

Questa settimana siamo contenti di ospitare nel nostro blog un articolo di Paola, social media manager e instagramers, che ci racconta il suo amore inaspettato per la “gemma blu di Firenze”, il Museo Stefano Bardini.

La mia prima volta al Museo Bardini è stata in un sabato mattina pieno di sole. Ci sono entrata senza troppe aspettative, ma con grandissima curiosità. Come potrà mai essere un museo dedicato a un antiquario? Un’esposizione di tutti quei piccoli grandi tesori raccolti con cura per anni, o qualcosa di più? La risposta è stata chiara fin dall’ingresso nella prima sala: è decisamente qualcosa di più. La mia visita è stata piuttosto un viaggio, al termine del quale era chiara una cosa: del Museo Bardini me ne ero innamorata.

Per 10 bellissimi motivi:

– IL PALAZZO: l’essenza di Stefano Bardini non è solo nella collezione del museo, ma è incisa in ogni pietra del palazzo. Fu lui stesso a ‘costruirlo’ come lo vediamo adesso sulla fine dell’Ottocento: acquistò un complesso di edifici di varie epoche, tra cui la chiesa sconsacrata di San Gregorio della Pace, e prese materiali di spoglio di diversi stili e di diverse epoche, per farne un palazzo eclettico e sui generis che nelle sue innumerevoli diversità trova l’armonia. Convivono insieme pietre medievali e rinascimentali, architravi scolpite, soffitti a cassettoni dipinti, camini e scalinate e questo intreccio vi lascerà senza fiato.
– UNA COLLEZIONE VARIEGATA: il museo ospita più di 3600 opere diversissime tra loro. Troverete dipinti, sculture, armi, monete, strumenti musicali, ceramiche, mobili antichi. Un modo per capire la storia di Stefano Bardini, le sue ricerche, i suoi viaggi, il suo gusto estetico, attraverso questa sequenza bellissima di opere.
– L’AMORE E LA CONOSCENZA DELL’ARTE: la presenza di Bardini non è solo nel palazzo, ma anche nelle opere della sua collezione che spesso ha restaurato lui stesso, mostrando capacità e conoscenze che vanno ben oltre la sua attività di ricercatore di tesori. Segno profondo di un amore per l’arte, viscerale e autentico.
– I SOFFITTI: ogni volta che attraversate una sala del museo, non lasciatevi rapire solo dalle opere in mostra. Alzate sempre gli occhi verso l’alto, perché sicuramente un bellissimo soffitto dipinto o intarsiato catturerà la vostra attenzione.
– L’ALLESTIMENTO: trovo bellissima la varietà e l’alternanza dei diversi tipi di opere nelle varie sale, un viaggio che risulta sempre inaspettato, che non annoia mai ma accende sempre nuove curiosità.

 

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– IL BLU DELLE PARETI: se c’è una cosa che vi resterà negli occhi è il blu delle pareti. Un colore forse non convenzionale per un museo, ma che invece esalta tantissimo le opere esposte. Un’attrazione fatale soprattutto per la parete che raccoglie la collezione di cornici di Bardini, spesso inserite le une nelle altre, in un gioco di incastri bellissimo.
– I TAPPETI: per raggiungere il piano superiore del museo, dovrete salire attraverso una scala maestosa dove è raccolta la collezione di tappeti.
Tappeti dalle trame e dalle dimensioni più diverse, tra cui non potrete non notare il ‘tappeto di Hitler’, così chiamato perché fu steso in suo onore nella stazione di Santa Maria Novella, durante la sua visita a Firenze nel 1938.
– LA COLLEZIONE DI ARMI: sono sempre stata affascinata dalle armi antiche, mi fermo sempre ad osservarle con cura, immaginando il loro funzionamento e visualizzando tutte le mani che, di epoca in epoca, le hanno impugnate. La sala dedicata alle armi non è grandissima ma offre uno spaccato vario e simbolico che affascinerà soprattutto i più piccoli!
– GLI ‘ORIGINALI’: forse non lo sapete ma è al Museo Bardini che troverete tre opere originali che avrete visto centinaia di volte per le strade della città, ma senza sapere che fossero in realtà delle copie; sto parlando dell’originale ‘Cinghiale’  di Pietro Tacca, star acchiappa turisti della fontana del Porcellino, e ancora il Diavolino del Giambologna che guarda torvo l’incrocio tra Via dei Vecchietti e Via Strozzi e il Marzocco dorato che brilla dall’architrave di Palazzo Vecchio.
– LE MOSTRE: durante la mia visita mi sono trovata anche negli ultimi giorni della mostra ‘Senza Data’ di Luca Pignatelli e mi ha stupito la scelta di inserire le opere di una mostra collaterale esattamente nel mezzo dei tesori di Bardini, senza che questo disturbasse la scena, ma anzi creando un bellissimo dialogo e un’unità d’intenti tra il passato e il presente.
Aspetto con ansia l’arrivo della prossima mostra per tornare a visitare il Museo Bardini, una volta ancora e poi un’altra.

Paola Monticelli
instagram.com/cosmopablita

[Questo è il racconto della visita di Paola ma se anche tu hai vistato un Museo o una mostra che ti ha colpito particolarmente e ti va di raccontarlo contattaci sui nostri profili social, saremo felici di ospitare il tuo racconto nel nostro blog!]