5 cose che non sapevi sul Forte di Belvedere
1. Bernardo Buonaccorsi, soprannominato Buontalenti per la sua versatilità, nacque nel 1531 e visse con la famiglia proprio nella via da cui la maggior parte delle persone accede al Forte, Costa San Giorgio. La zona era conosciuta col nome di “Poggio alle Rovinate”: era infatti molto paludosa e franosa, come testimonia ancora il nome della vicina “Via del Canneto”, una viuzza pittoresca per i suoi tanti archi, in realtà necessari per la stabilità degli edifici. Fu così che nel 1547 un crollo distrusse l’abitazione della famiglia Buonaccorsi, uccidendo tutti tranne il giovane Bernardo che, dopo essere rimasto per giorni sotto le macerie, fu notato da uno staffiere del Duca Cosimo che avvisò il suo signore. Impietosito, il Duca accolse il “misero fanciullo” a corte e lo fece studiare sotto la guida di Giorgio Vasari.
2. Tra i suoi molteplici talenti Bernardo ebbe anche quello di scenografo e organizzatore di feste e spettacoli pirotecnici. Per questo venne chiamato anche “Bernardo delle girandole”. Fu con questo spirito un po’ teatrale che affrontò anche la costruzione di trabocchetti per impedire l’accesso alla Stanza detta del Tesoro, dal 2019 visitabile durante il periodo estivo grazie alle visite guidate organizzate da MUSE (info nella sezione “Musei e attività”). In questa stanza sembra fossero custodite “non meno di cinque milioni di monete d’oro, settemila monete spagnole e una vera montagna di gioie”. Scrisse del Buontalenti lo storico dell’arte Baldinucci: “Inventò ancora la formidabile serratura della porta del tesoro nella fortezza di Belvedere con mirabile modo accomodata ad uccidere qualunque, che, senza saperne l’occultissimo artifizio e segreto, tentasse d’aprirla”. I segreti di questa serratura erano conosciuti solo dal Buontalenti e dal Granduca, a sottolineare l’assoluta fiducia personale di cui l’artista, un tempo “adottato” da Cosimo, godeva presso la famiglia Medici. Ma prima ancora di accedere alla serratura il malcapitato ladro doveva: sopravvivere ai tiri incrociati degli archibugi, superare una ripidissima scala in cui alcuni scalini, di legno, potevano essere rimossi, evitare le lame affilate che scendevano dal soffitto. Infine la stanza del tesoro poteva essere allagata in caso di pericolo.
3. Più che dai nemici esterni il Forte avrebbe dovuto difendere i Medici da… i loro stesso concittadini, che in molti casi, pur facendo buon viso a cattivo gioco, conservavano un cuore repubblicano, lo stesso che aveva esiliato la famiglia per ben tre volte. I cannoni erano quindi puntati non verso l’esterno della città e i nemici, a sud, ma verso la città stessa, pronti a colpire i ponti in caso di rivolta. Solo una volta tuttavia si arrivò a minacciare di cannonate Firenze.
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4. Nel 1859, in pieno Risorgimento, il Forte fu infatti teatro di un gesto patriottico poco conosciuto. Quando l’Arciduca Carlo d’Asburgo chiese al comandante del Forte di aprire il fuoco contro i fiorentini, che volevano aderire al Regno d’Italia, egli replicò che “avrebbe senza esitazione esposto la propria vita per tutelare la sicurezza di Lui e di tutta la famiglia ma che si rifiutava con ribrezzo al pensiero di incrudelire contro i propri concittadini, nient’altro colpevoli se non di un generoso sentimento di nazionalità che l’esercito istesso si faceva gloria di condividere”.
5. Nel 1972 il Forte fu sede di un’importante mostra dedicata allo scultore Henri Moore. Lo scultore in una lettera al Sindaco Bausi scrisse: “Non vi è luogo nel mondo dove esporre sculture all’aperto migliore del Forte di Belvedere, con i suoi dintorni imponenti e le meravigliose vedute verso Firenze.” Per ricordare questo grande evento culturale, il Direttore Artistico del Museo Novecento Sergio Risaliti, insieme a MUS.E, ha curato la mostra Il disegno dello scultore. Henry Moore, visitabile non appena riapriranno i musei. Speriamo presto!
Andrea Verga, mediatore culturale MUS.E