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L’arte secondo Marco Bagnoli, passeggiando tra il Forte Belvedere e la Basilica di Santa Croce


Installazioni che coinvolgono l’ambiente, alla ricerca di una sintesi possibile tra dato estetico, enunciato scientifico e tensione spirituale.
 

L’opera d’arte è sempre un miracolo, perché essa avviene nel mondo e per il mondo”: questa è in sintesi la concezione che l’artista toscano ha dell’opera d’arte e questo è quanto si può trovare in ogni suo lavoro e in particolare in quelli esposti a Forte Belvedere e nella Basilica di Santa Croce.
L’arte come parte del mondo naturale e la natura come essenziale per quella che è una messa in scena, piuttosto che una semplice opera d’arte.
Bagnoli è, infatti, un artista che attraverso varie forme d’arte, come testo, disegno, pittura, scultura, installazioni ambientali e sonore, riesce a creare un perfetto dialogo tra artificio e natura, fra chimico e fisico, tra filosofia e scienza. Non a caso i suoi studi in chimica trovano modo di esprimersi artisticamente mescolandosi con le sue conoscenze filosofiche e spirituali che spaziano dall’Occidente all’Oriente, dal passato al futuro, in maniera quasi mistica e spirituale.
La dualità all’interno di ogni cosa, i vuoti e i pieni, la materia e la luce come elemento immateriale ma essenziale all’opera d’arte.

Se tenete ben presente quello che per l’artista è l’opera d’arte, allora potrete guardare con occhi diversi quelle due mongolfiere che dai bastioni del Forte fanno da cornice o meglio diventano parte integrante della splendida vista su Firenze, in maniera a dir poco naturale.
Così, dalla vostra sinistra, SI NON SEDES IS (1989-2017) sorgerà come fa il sole ogni mattina, con una luce fredda e biancastra magistralmente ottenuta dall’uso dell’acciaio che riflette i raggi solari, e tramonterà alla vostra destra divenendo SI SEDES NO IS (1989-2017), in cui è il ferro coi suoi  caldi rossi a dominare. Ovviamente, se volete, potete leggere le due opere all’incontrario, in fondo è il titolo palindromo a suggerirvelo. Ed è proprio un percorso palindromo quello che scoprirete dietro le opere di questo artista. Così ritroverete in loro la natura da cui esse derivano, a cui esse ci riportano.

Continuando la vostra passeggiata tra i giardini del Forte, vi ritroverete a guardare il cielo attraverso una fontana partendo dalla terra su cui è poggiata, la sua imponente verticalità vi porterà a staccare gli occhi dalla fisicità di cui è fatta e a rivolgerli verso il cielo.
Quest’opera prende il nome di NOLI ME TANGERE (1997-2017). Realizzata in diverse versioni e materiali, è un’imponente figura sbozzata in marmo puro di Carrara, posto su di una vasca a parabola in acciaio, dai cui bordi l’acqua esonda verso un solco adiacente, guardandola però avrete l’impressione che sia lì in procinto di librarsi nell’aria. In quel momento il titolo avrà un senso, “non mi toccare” o per meglio dire “non mi trattenere”.
A questo punto della passeggiata, prima di entrare all’interno della palazzina del Forte e godere delle altre opere dell’artista, vi invitiamo a trattenervi all’esterno, per ascoltare i suoni dell’arte di Bagnoli.

In questa area è infatti esposta ASCOLTA IL FLAUTO DI CANNA (1986), un’installazione sonora in alluminio dipinto di rosso posta all’ombra di un immenso albero.
Un’altra versione della stessa opera è esposta anche all’interno del chiostro del Complesso Monumentale di Santa Croce assieme ad un’altra opera di Bagnoli: COME FIGURA D’ARCIERE (1993-2012). Immerse così nella natura le opere di questo artista vi daranno la possibilità di oltrepassare la soglia fra la terra e il cielo, fra l’immanenza e la trascendenza, fra la scienza e la filosofia, riproponendoci in qualche modo la figura dell’artista rinascimentale in cui la ricerca scientifica conviveva con la ricerca filosofica e spirituale.