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Le opere “aperte” di Giovanni Anselmo

Quante volte da bambini avete allungato la mano al cielo per toccarlo? E se fosse un’opera d’arte ad avvicinarvi di una spanna in più alle stelle? Scopritelo a Forte del Belvedere con l’opera di Giovanni Anselmo.

 

Essenzialità della materia, concetto che si rivela nella processualità dell’opera, energie magnetiche, torsioni, incandescenze, linee di forza segnate da fili e corde, tutto questo è alla base dell’Arte Povera, movimento artistico che ha segnato profondamente la storia dell’arte contemporanea e in particolare quella italiana.

Di questo movimento artistico ha fatto parte, a partire dal ’67, anche Giovanni Anselmo, artista autodidatta piemontese che ha messo al centro del suo pensiero il corpo umano con le sue capacità percettive e energetiche.

Quindi per essere completa l’opera “Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più” (2001-2017), esposta a Forte Belvedere,  ha bisogno di qualcuno che ci salga sopra, creando una situazione, un momento in cui forze come la gravità si concretizzino. Composta da 28 blocchi di diorite, l’opera, del resto, reca incisa su una delle lastre il titolo, un invito rivolto a tutti i visitatori a salire sulle pietre e contemplare più da vicino l’infinita vastità dell’universo.

Prendete parte all’opera, o meglio alla presentazione di un momento, salite su quelle lastre, avvicinatevi di una spanna in più al cielo…è l’artista a chiedervelo, a voler rendervi consapevoli che  in quel momento e in quel luogo siete parte di qualcosa di più grande come l’intero universo e soggetti a forze naturali che pur non vedete, ma sentite (a proposito, se non lo sapete, una spanna equivale alla larghezza della mano di uomo).

Anselmo è interessato a come tutto ciò che è invisibile può diventare visibile in determinate condizioni, a come ogni elemento dell’universo è il particolare di un momento nel tempo. Le forze fisiche che governano il nostro mondo, massa, forza, carica elettrica, spazio-tempo e onde si traducono nella sua arte in diapositive, aghi magnetici, pietre e luce proiettata, come nell’opera Mentre l’ago magnetico si orienta e la luce si focalizza (1967-1972-2017) esposta nella Cappella Pazzi del Complesso Monumentale di Santa Croce.

Anche quest’opera avrà bisogno della vostra partecipazione per realizzarsi, in questo caso vi chiediamo di muovervi nella cappella alla ricerca della proiezione: per aiutarvi però vi riveliamo che sarete voi la superficie su cui la proiezione avrà luogo.

Come avrete notato queste sono opere “aperte” alla vostra partecipazione e interpretazione, per volere stesso dell’artista che a tal proposito dice: “Io, il mondo, le cose, la vita, siamo situazioni di energia e il punto è proprio di non cristallizzare tali situazioni, bensì di mantenerle aperte e vive in funzione del nostro vivere”.